1° classificato: Sangiorgio Giovanni – “Dove fiorisce la pietra” – Gravina di Puglia (BA)
Dove fiorisce la pietra
Il vento fila
risonanze d’erba
nella solitudine dei vicoli
dove la memoria
richiama le ombre.
Il segreto delle stagioni
scorre nelle vene
e il fiore di pietra
splende immortale
nel profumo del sole.
Su metope di pietra
l’enigma del sorriso
nasconde discendenze
e l’iride indaga
oscure profezie.
I sacerdoti dormono
nella polvere del tempo
e sugli altari spenti
l’oracolo è muto.
Nel terribile silenzio
del cielo lontano
il tormento dell’anima
oltre queste pietre.
2° classificato: Fragomeni Emilia – “Canto di una rondine” – Genova
Canto di una rondine
Silenzi in equilibrio sui sentieri,
dove lasciammo impronte sopra
i sassi, quando, con corse all’ultimo
respiro, volavamo a raccogliere
rossi papaveri tra bionde spighe.
E ore sparse di memorie, specchiate
dentro gli occhi dell’attesa, mani
di vento ad abbracciare il mondo,
sogni leggeri appesi ai fili del cielo,
quasi fossero robusti aquiloni.
Sussurrano di tenerezze grate di ricordi,
fra canti sommessi e profumi di zolle.
E allora sogno il rotolare dietro
di me del vento, che, come un bimbo,
ha voglia di giocare, strappando
gomene e reti ai pescatori.
Sogno quei lunghi crepuscoli sul
mare come giardini di malinconia
e i mezzogiorni festosi di campane
che fan liete le ombre dei vicoli,
dove il tempo precipita e s’eterna.
Sogno una danza di spighe lungo
i campi e il rosso di papaveri che
non affoghi più nel sangue.
Sogno una terra che profumi
di zagara e di mare e mi riporti
a un’eterna primavera.
Ma oggi è l’autunno che mi riconduce
agli amati sentieri e mite si posa
su passati stupori, aggrappati a pensieri
appartati, a fragranze perdute.
Resta solo un sorseggiar nell’aria
d’aquiloni, il filo spezzato tra le mani,
all’ombra di un’ala che passa nel sole,
tormento ed oblio d’una rondine in fuga.
3° classificato: Porpiglia Manuela – “In quell’istante, l’infinito” – Reggio Calabria.
In quell’istante, l’infinito
Dipingi
paradisi artificiali
con lo smarrimento negli occhi
e la certezza del cuore.
Ascolti
il silenzio della disfatta
per provare l’emozione
della quotidiana bellezza del tuo Io.
Vivi
trovando un senso a tutto
solo negli eccessi,
come se la calma fosse un rituale sconosciuto.
E scopri di essere un viaggiatore senza tempo,
perso in quell’istante d’infinito.